Vaccino anti-Covid per i donatori, ecco qual è la risposta del ministero della Salute
In base a quanto indicato nella lettera inviata alle Regioni e al CIVIS, i donatori potranno essere sottoposti alla vaccinazione nella fase successiva alle categorie prioritarie
Donare il sangue è “essenziale” ai fini degli obiettivi del Servizio Sanitario Nazionale, motivo per cui i donatori potranno essere sottoposti alla vaccinazione anti-Covid-19 nella fase successiva alle categorie prioritarie. È la spiegazione contenuta nella lettera ufficiale che il ministero della Salute ha inviato agli assessorati regionali alla Sanità, alle strutture trasfusionali e alle associazioni che, attraverso il CIVIS (il coordinamento delle associazioni dei donatori), nei mesi scorsi avevano più volte sollecitato chiarimenti su questo tema.
Le cosiddette categorie prioritarie sono rappresentate da operatori sanitari, personale e ospiti dei presidi residenziali per anziani (RSA, ndr), persone in età avanzata e con maggiori fattori di rischio clinici e coloro che soffrono di patologie croniche, immunodeficienze e disabilità. Una volta terminata la somministrazione per queste categorie, si potrà procedere con i donatori di sangue “il cui gesto solidaristico è essenziale ai fini degli obiettivi del SSN”, si legge nella lettera firmata dal direttore generale del ministero, il dott. Giovanni Rezza.
Il documento spiega anche che “il personale sanitario che svolge attività di raccolta di sangue ed emocomponenti nelle Udr gestite da associazioni e federazioni di donatori rientra nella categoria prioritaria degli operatori sanitari”, ecco perché le Regioni e le Province Autonome possono “programmare la loro vaccinazione secondo le procedure già individuate per coloro che operano in strutture pubbliche o private accreditate”.
Come ha commentato il presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, «siamo molto contenti che il ministero abbia riconosciuto il valore della donazione come gesto essenziale allo scopo di raggiungere e mantenere l’autosufficienza. Proprio durante la pandemia la scelta volontaria e non remunerata di migliaia di donatori ha permesso al nostro sistema di reggere l’urto del virus e agli ospedali di continuare a garantire terapie e interventi salvavita. Assicurare il prima possibile il vaccino ai nostri volontari significa compiere un gesto concreto non solo di riconoscenza, ma anche della tangibile intenzione di mantenere solido e affidabile il nostro sistema sanitario».